Oggi l’Italia sta ripartendo e in questa fase, ancora una volta, noi giovani siamo stati lasciati in un angolo ad arrancare nelle nostre difficoltà. Il dialogo tra noi e Istituzioni…, Oggi l’Italia sta ripartendo e in questa fase, ancora una volta, noi giovani siamo stati lasciati in un angolo ad arrancare nelle nostre difficoltà. Il dialogo tra noi e Istituzioni è quasi assente. Un’assenza che pesa sulla ripartenza del Paese e sulle potenzialità di sviluppo dello stesso. Serve coraggio ad aprirsi al nostro sguardo, alle nostre idee, al nostro entusiasmo e impegno. La scuola è lo spazio che frequentiamo tutti i giorni. La riapertura dovrà avvenire con un’attenzione nuova. Basta tagli. È ora di nuovi investimenti su scuola, cultura e ricerca, affinché chiunque possa godere del diritto allo studio in spazi sicuri e non fatiscenti. Il diritto allo studio deve uscire dallo spazio dell’aula e trasformarsi in una comunità di ricerca e apprendimento diffuso. Nuovi contratti e nuovo status per le figure professionali. Più attività extracurricolari che non pesino solo sui professori, più spazi di cittadinanza attiva dove la voce dei ragazzi si formi e trovi ascolto. I contesti più colpiti dalla povertà educativa necessitano di nuovi investimenti, nessuno deve essere lasciato indietro. Investire sui giovani, sui luoghi in cui si forma la nostra mente e fisicità deve essere il focus della ripartenza. Costruiamo il domani con fondamenta solide, con un piano strategico degno di questo nome. Facciamolo insieme, altrimenti i giovani in Italia spariranno, costretti a cercare altrove spazi in cui esprimersi. Pronti a prendere ulteriori porte in faccia, non molliamo la presa. Abbiate coraggio. Ygnazia Cigna, 20 anni, studentessa di Comunicazione, tecnologie e culture digitali – La Sapienza di Roma Cara Ygnazia, di cultura non si mangia, disse qualcuno. Quelli che ogni giorno fanno proclami e rilasciano interviste adesso non lo dicono più, memori della figuraccia che si porta nel curriculum chi osò lanciare una simile baggianata su tutte le reti. Non lo dicono in pubblico, ma in, Continua a leggere su: Lastampa.it
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