Dom 26 Ottobre 2025
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Comunità terapeutiche: su disagio giovanile da SSN risposte insufficienti

AttualitàComunità terapeutiche: su disagio giovanile da SSN risposte insufficienti

Roma, 26 ott. (askanews) – La sofferenza mentale in Italia è un fenomeno in crescita che colpisce in particolare le nuove generazioni. Secondo le stime più recenti dell’OCSE e di altri organismi internazionali, circa un cittadino su sei ha sperimentato disturbi di salute mentale. Tra i giovani, le segnalazioni di ansia, depressione e disagio psicologico risultano in costante aumento. Solo una parte di queste persone viene effettivamente seguita dai servizi pubblici, segno di una rete sanitaria che fatica a garantire interventi tempestivi e uniformi, con una presa in carico disomogenea sul territorio nazionale.

Di questo si è discusso nel doppio convegno “Ruolo e necessità della Comunità Terapeutica: dialogo e integrazione tra i soggetti istituzionali protagonisti del processo di cura”, svoltosi a Roma e Milano su iniziativa di Mito & Realtà, associazione scientifica nazionale che promuove la cultura comunitaria della cura e sostiene chi opera accanto a persone in difficoltà.

Gli incontri hanno coinvolto rappresentanti del Tribunale per i Minorenni, delle ASL, del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Lazio, oltre a operatori delle comunità terapeutiche, centri diurni e familiari. A Roma, nella cornice di Villa Palestro, il dibattito si è concentrato sull’allarme legato al disagio giovanile e sul ruolo delle Comunità Terapeutiche come contesti capaci di accogliere, contenere e avviare percorsi di riabilitazione psichiatrica.

Ad aprire i lavori Ilaria Persiani, presidente di Mito & Realtà: “Spesso le istituzioni vedono nelle Comunità Terapeutiche uno strumento di controllo o gestione amministrativa, trascurandone la funzione terapeutica. Il nostro modello mira invece a restituire relazioni e senso di appartenenza, accompagnando pazienti e famiglie in un percorso di trasformazione e reinserimento sociale”.

Per Claudio Bencivenga, membro del Consiglio Direttivo dell’associazione, “l’emergenza è evidente: il Sistema Sanitario Nazionale non sempre riesce ad accogliere le persone che necessitano di cure, con gravi ricadute sociali ed economiche. Le Comunità Terapeutiche possono rappresentare una risposta efficace, se inserite in una rete di servizi integrata e sinergica, in particolare per quei giovani in cui la crisi adolescenziale è divenuta una sofferenza stabile. Il lavoro in comunità permette un’attenzione alla “clinica del legame”: grazie a personale formato e funzionante, i pazienti interiorizzano modalità relazionali più adattive e funzionali. È fondamentale che le Regioni incrementino il personale clinico e psicologico, oggi carente rispetto alle figure parainfermieristiche, per garantire reali percorsi terapeutici di qualità”.

L’urgenza è confermata anche dal mondo giudiziario. Lidia Salerno, presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, ha sottolineato: “Si registra un abbassamento dell’età di esordio dei disturbi, un aumento dei tentativi di suicidio e dei comportamenti autolesivi. Sempre più spesso ci troviamo davanti a nuclei familiari complessi, segnati da precarietà, dipendenze, violenze e trascuratezza. Servono interventi rapidi, risorse adeguate e un lavoro coordinato tra territorio, servizi e famiglie”.

Monica Sansoni, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Lazio, in un messaggio agli organizzatori, ha ribadito “la volontà di promuovere all’interno delle istituzioni regionali momenti di confronto e cooperazione per affrontare in modo condiviso le nuove forme di disagio giovanile”.

Infine, in rappresentanza delle famiglie, Marco Testoni, che ha condiviso la propria esperienza personale: un percorso che lo ha portato ad attraversare la rete dei servizi, cogliendone sia gli aspetti più funzionali sia gli sfilacciamenti e fragilità.

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