L’Austria e gli altri paesi che frenano hanno gioco facile a sfruttare la fama poco lusinghiera dell’Italia. Ma il presidente rassicura: consultazione nazionale con tutte le forze politiche, produttive e sociali, L’Italia non intende sprecare i soldi che arriveranno dall’Ue, non si tornerà alle cattive abitudini di un tempo, ma l’Europa non può fare marcia indietro sulla proposta di “Recovery fund” elaborata dalla Commissione. Il premier Giuseppe Conte prova a ribadire i paletti dell’Italia, di fronte all’offensiva dei Paesi “frugali” al Consiglio europeo. La prospettiva di un ridimensionamento dei fondi per aiutare i Paesi in crisi a causa del Coronavirus per palazzo Chigi è inaccettabile e il presidente del Consiglio lo dice chiaramente a margine di una riunione non facile. Sassoli: “Dalla proposta della Commissione per la ripresa non si torna indietro” I guardiani del rigore, guidati dall’Austria, chiedono che venga ridotta soprattutto la quota di finanziamenti a fondo perduto, da sottoporre comunque a rigidi controlli e condizioni, e di fatto cercano di smontare l’impianto definito dalla Commissione guidata da Ursula Von der Leyen. Un problema enorme per l’Italia, e infatti conte avverte che la proposta della Commissione «è equa e ben bilanciata. Sarebbe un grave errore scendere al disotto delle risorse finanziarie già indicate ». Risorse che, per l’Italia, dovrebbero ammontare a circa 170 miliardi, di cui quasi la metà a fondo perduto. Soldi indispensabili, che peraltro rischiano di arrivare troppo tardi. Coronavirus, Michel: “Altro Consiglio a metà luglio, essenziale decidere presto” Per questo il premier insiste: «La Commissione europea e la Bce non hanno mancato l’appuntamento con la Storia. Ora è il turno del Consiglio europeo di essere all’altezza della sfida e di dare un segnale politico forte ». Non serve un “compromesso”, ci vuole «una decisione politica ambiziosa». Merkel vuole il recovery fund: “Urgente per garantire coesione europea, la pandemia non può creare forti squilibri economici” Il governo sa che l’Austria e gli altri paesi che frenano hanno gioco facile a sfruttare la fama poco lusinghiera dell’Italia in materia di , Continua a leggere su: Lastampa.it
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