Roma, 29 set. (askanews) – La cerealicoltura pugliese è al centro di una crisi “senza precedenti, con conseguenze pesanti non solo per le imprese agricole, ma per l’intero sistema agroalimentare nazionale”. A denunciare una situazione definita “insostenibile” è Confagricoltura Puglia: “i ricavi non coprono più i costi di produzione. Gasolio agricolo, concimi, mezzi tecnici hanno subito rincari vertiginosi, mentre le quotazioni del grano duro sono crollate a livelli che non garantiscono alcuna sostenibilità economica”, spiega la confederazione agricola. “Solo con misure concrete – avvertono – potremo restituire dignità economica ai nostri produttori e salvaguardare un settore che rappresenta non solo la storia agricola della Puglia, ma anche un presidio strategico per la sicurezza alimentare dell’Italia intera”.
Nella Capitanata il prodotto viene pagato appena 28 centesimi al chilo, “ben al di sotto di quanto necessario per coprire le spese vive di coltivazione”, aggiungono il presidente di Confagricoltura Puglia Antonello Bruno e il presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone. “Il rischio – sottolineano – è che un comparto strategico come quello cerealicolo perda progressivamente competitività, con molti imprenditori spinti ad abbandonare le semine. Già negli ultimi tre anni le superfici coltivate si sono ridotte del 13%, e senza interventi immediati questa tendenza non potrà che accentuarsi”.
Confagricoltura Puglia evidenzia come la crisi dei prezzi debba essere affrontata sul terreno della diplomazia istituzionale e dei tavoli internazionali, a partire dal problema della concorrenza sleale, costituita da importazioni provenienti da Paesi extra Ue.
Al tempo stesso occorre rilanciare con forza i contratti di filiera: strumenti indispensabili per dare stabilità nel lungo periodo, orientati alla sostenibilità e all’innovazione. “Questi accordi – affermano i rappresentanti di Confagricoltura – favoriscono un rapporto più stretto tra agricoltori, cooperative, consorzi, trasformatori, fino al consumatore finale, garantendo una distribuzione più equa del valore lungo tutta la catena”.