Ven 11 Ottobre 2024
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Csm, rinvio a settembre per Palamara. Ma Davigo non si astiene. Anche il renziano Ferri ricusa due dei suoi giudici

Notizie dal webCsm, rinvio a settembre per Palamara. Ma Davigo non si astiene. Anche il renziano Ferri ricusa due dei suoi giudici

Parte il processo disciplinare per l’ex pm di Roma ma salta subito per il legittimo impedimento del difensore Stefano Guizzi, ROMA – Si parte, ma subito si rinvia. Per Palamara, per Ferri, per tutti gli incolpati davanti al Csm per l’inchiesta di Perugia. Sorpresa al Csm, dove, tra strette misure anti Covid e giornalisti contingentati, parte il processo disciplinare a Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm e potente toga di Unicost, sotto processo a Perugia per corruzione. Pochi minuti di udienza, presieduta dal laico della Lega Emanuele Basile, e tutto slitta al 15 settembre. Non è presente il difensore di Palamara, il consigliere di Cassazione Stefano Guizzi, trattenuto alla Suprema corte da un precedente processo civile. L’avvocato di Palamara, Benedetto Marzocchi Buratti, chiede e ottiene il rinvio del processo a settembre. D’accordo anche la procura generale della Cassazione rappresentata dall’avvocato generale Pietro Gaeta. Dopo Palamara anche Cosimo Maria Ferri, toga di Magistratura indipendente ma parlamentare prima del Pd e ora renziano, sotto inchiesta al Csm per la cena del 9 maggio 2019 all’Hotel Champagne con Palamara per decidere la nomina del procuratore di Roma, ha ricusato due dei suoi giudici. E anche in questo caso il Csm deciderà il 15 settembre. Ma c’è anche un’altra sorpresa. Non si astiene – e lo dice in un intervento di pochissimi minuti – il togato Piercamillo Davigo, di cui Palamara aveva chiesto l’astensione perché lo ha citato come testi del suo incontro con l’ex pm di Roma (e oggi giudice a Latina) Stefano Fava, autore di un esposto contro l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e contro l’aggiunto Paolo Ielo, per presunte anomalie che, a suo dire, influivano sul caso Amara, di cui lo stesso Fava era pm. Per Davigo invece quel colloquio non ha alcuna rilevanza in questa contestazione disciplinare poiché nell’incontro in un ristorante, presente anche il pm di Roma Erminio Amelio, si parlò di altre domande. Resta comunque in piedi la, Continua a leggere su: La Repubblica

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