Bene i fondi extra e una detrazione portata al 50%, ma il testo finale lascia un po ‘delusi alcuni attori che investono nel mondo startup, Contenti per il decreto Rilancio, che spinge il panorama dell’innovazione italiano, ma non tanto per come è stato convertito in Parlamento: si aspettava di più parte dell’ecosistema startup. In particolare, agli attori responsabili della fase più delicata, quella iniziale di investimento, pesa l’esclusione delle società veicolo dagli incentivi fiscali; e il fatto che questi incentivi siano più favorevoli alle pmi che alle startup. “Un controsenso, dato che le startup sono più fragili e quindi bisognose di supporto”, dice Gianmarco Carnovale, presidente dell’associazione Roma Startup e tra i massimi esperti di policy di innovazione startup. Di base, beninteso, il decreto – votato con la fiducia al Senato la scorsa settimana dopo essere stato approvato con modifiche alla Camera – è un passo avanti per il mondo dell’innovazione italiano. Da sempre in ritardo rispetto ai suoi concorrenti europei, soprattutto per volumi di investimenti in aziende innovative. Il decreto tra l’altro porta 100 milioni di euro di risorse aggiuntive per il programma Smart & Start di Invitalia, che altrimenti avrebbe terminato i fondi a settembre; 200 milioni di euro per il fondo di sostegno al venture capital del ministero per lo Sviluppo economico, 10 milioni di voucher per l’acquisto, da parte di startup, di servizi di sostegno e una detrazione fiscale portata al 50 per cento per persone fisiche che investono in startup e pmi innovative (direttamente o tramite fondi di venture capital). Questo punto migliori precedenti incentivi e gli emendamenti alla Camera hanno il pregio di chiarire che il 50 per cento è complementare rispetto a quello del 30 per cento stabilito in precedenza. Ma è anche il punto che attira più critiche, da parte di soggetti che accompagnano le startup nella prima fase (business angels come i gruppi Iag e Iban). Avevano avuto rassicurazioni dal Governo che un emendamento della Camera, Continua a leggere su: La Repubblica
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