Roma, 7 ott. (askanews) – La nuova leader del Partito liberaldemocratico giapponese (Jiminto) Sanae Takaichi, che dovrebbe diventare la prossima prima ministra del Giappone, ha presentato oggi la squadra di governo del partito, delineando di fatto quale sarà la sua linea politica: a dispetto del fatto di essere la prima donna a capo di un governo giapponese, l’idea che sembra proporre è piuttosto vecchia. In particolare, a dare questa sensazione agli osservatori è il fatto che abbia scelto come vicepresidente, di fatto numero due del partito, Taro Aso, l’85enne consigliere supremo del Jiminto ed ex alleato nei governi del defunto premier Shinzo Abe,
“Sono stata eletta presidente pochi giorni fa. Mi impegnerò con tutte le mie forze per trasformare le preoccupazioni per la vita di oggi e per il futuro in speranza e sogni. Chiedo sinceramente il vostro sostegno e la vostra guida”, ha detto Takaichi.
“Come partito nazionale aperto, abbiamo tenuto elezioni trasparenti e ne è nata una nuova leader. Sotto la guida della presidente Takaichi, lavoreremo uniti per la rinascita del Partito liberaldemocratico”, ha detto dal canto suo Aso.
Takaichi ha inoltre nominato l’ex ministro delle finanze Shunichi Suzuki, 72 anni, cognato di Aso, come segretario generale del partito, una posizione di grande influenza negli affari interni del partito, nell’ambito della nuova squadra dirigente annunciata martedì.
Il peso della fazione di Aso nel partito, in un momento di grande debolezza del Jiminto, che non esprime una maggioranza in nessuna delle due camere, pone in realtà dei dubbi. Aso ha sostenuto Takaichi nella corsa delle elezioni interne, ma il personaggio è ingombrante, di grande esperienza (e competenza), ma anche piuttosto controverso.
Aso era primo ministro durante la crisi finanziaria globale seguita al crollo di Lehman Brothers nel 2008. Come ministro delle finanze nel 2013, quando l’allora premier Shinzo Abe lanciò le politiche di stimolo note come “Abenomics”, Aso ha sempre sostenuto la necessità di mantenere in ordine i conti pubblici del Giappone, fortemente indebitato. E’ quindi considerato dai mercati una figura con un approccio più equilibrato alla politica fiscale rispetto a sostenitori di una spesa aggressiva come Takaichi.
Aso è stato spesso al centro di controversie per dichiarazioni considerate razziste o insensibili. Nel 2001 affermò di voler fare del Giappone un Paese “dove i ricchi ebrei vogliano vivere”, mentre nel 2005 lodò il Giappone per essere “una nazione con una sola cultura, una sola civiltà, una sola lingua e un solo gruppo etnico”, parole criticate per i richiami al passato imperialista. In altre occasioni sostenne che il colore della pelle avrebbe favorito la diplomazia giapponese in Medio Oriente e definì “una buona cosa” l’istruzione obbligatoria imposta a Taiwan durante il periodo coloniale.
Le sue osservazioni su Cina e Taiwan suscitarono tensioni diplomatiche, dopo aver descritto Pechino come una “minaccia considerevole” e definito Taiwan “un Paese rispettoso della legge”. Nel 2017 finì nuovamente sotto accusa per aver affermato che “Hitler non era un bravo uomo, anche se le sue intenzioni erano giuste”, e per aver elogiato la rapidità con cui i nazisti cambiarono la costituzione.
Negli anni successivi Aso è stato criticato per aver minimizzato accuse di molestie sessuali in un ministero, per aver definito il riscaldamento globale “positivo” per la qualità del riso di Hokkaido e, nel gennaio 2024, per aver definito la ministra degli Esteri Yoko Kamikawa “una vecchia signora non particolarmente bella”, commento poi ritirato dopo le proteste e la condanna pubblica del premier Fumio Kishida.