Sab 02 Novembre 2024
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Gli ultimi giorni della cometa Neowise. Non tornerà prima di 6683 anni

Notizie dal webGli ultimi giorni della cometa Neowise. Non tornerà prima di 6683 anni

Ancora visibile in cielo anche a occhio nudo, tra il 22 e il 23 luglio sarà nel punto più vicino alla Terra ma si sta allontanando dal Sole e la…, Approfittatene, di questo cielo estivo pulito e delle miti temperature notturne, perché sono gli ultimi giorni per osservare la cometa Neowise senza dover montare un costoso telescopio o un teleobiettivo come quelli di un fotoreporter da stadio. La si può ancora scorgere a occhio nudo, ormai ben sopra l’orizzonte a nordovest. Se ne sta lì per tutta la notte, sotto il Grande carro, ma la sua luce va pian piano affievolendosi. La posizione della cometa in cielo fino al 31 luglio La sua curva di luce è in discesa, perché si allontana da Sole: “La osservo ogni giorno e mi sono accorto che la sua luce sta sbiadendo, anche se è molto facile trovarla in cielo perché ormai ha una coda estesissima, 15 o 20 gradi – spiega Alessandro Marchini, direttore dell’osservatorio astronomico dell’università di Siena – ma tra una settimana, al massimo dieci giorni, scenderà sotto la quinta magnitudine Significa che non sarà più visibile a occhio nudo, servirà almeno un binocolo “. La cometa Neowise sull’orizzonte del cielo di Siena – (foto: Alessandro Marchini, Osservatorio astronomico dell’Università di Siena) Nessuno di noi rivedrà mai più Neowise, una volta che sarà tornata da dove è venuta. Scoperta a marzo dal telescopio dal quale ha preso il nome, è una cometa di lungo periodo, proviene da uno dei quartieri periferici del Sistema solare, la nube di Oort. Tornerà dalle nostre parti tra 6.683 anni, secondo gli ultimi calcoli. Le comete sono oggetti piuttosto imprevedibili, lo dimostra il fatto che anche di recente alcune di loro battezzate frettolosamente come ‘cometa dell’anno’ o ‘del secolo’, hanno deluso le aspettative. Neowise è stata una sorpresa, che vale la pena godersi fino alla fine, per trovarla basta scendere con lo sguardo dalla costellazione più famosa di tutte, il Grande carro: “C’è di buono che, Continua a leggere su: La Repubblica

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