Ven 14 Febbraio 2025
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Idromele: la magia delle api, e la rinascita del fermentato più antico

Notizie dal webIdromele: la magia delle api, e la rinascita del fermentato più antico

La lirica traduzione in bottiglia dell’animo sensibile di Giorgio Poeta, apicoltore nomade, e del suo lavoro su questo prodotto che, nelle degustazioni, sorprendenti gli amanti del vino, Giorgio Poeta, apicoltore nomade, racconta il mondo delle (sue) api: “Pratico la transumanza per trovare luoghi incontaminati adatti al loro benessere. Sono straordinarie e infaticabili; le api di un alveare possono battere 3000 raccogliere per raccogliere il nettare, equivalgono a 4000 campi di calcio”. In sinergia con la natura producono miele, polline, propoli. E un grande idromèle – il fermentato più antico al mondo – dai profumi di piante odorose e prati fioriti. Giorgio Poeta ritratto da Rossella Venezia Come nasce il progetto sull’idromèle? “Il progetto è una mia costola. Come apicoltore inizio nel 2004, mi sono laureato in Agraria ad Ancona nel 2008. Nasce dalla fissazione per il Sauternes, rinomato vino dolce del Sud della Francia. Era una sfida: realizzare un idromèle di alto profilo, tanto da far venire il dubbio a più di un appassionato di vino. Mi piace lo stupore quando scopro le bottiglie in una degustazione alla cieca: qualcuno pensa sia un Sauternes, un passito di Pantelleria o un Marsala giovane. Si chiama I’M IdroMiele – classico, barricato, riserva – assemblaggio di tre mieli: girasole, acacia e stachys. Ho anche messo da parte un po’ di bottiglie per vedere come matura nel tempo”. Giorgio Poeta, apicoltore nomade, inizia il suo progetto con le api nel 2004. (foto Rossella Venezia) Quali sono stati gli inizi? “Circa 10 anni fa, quando questo fermentato di acqua e miele era sconosciuto e bistrattato per la scadente qualità in circolazione. Grazie ad un enologo come consulente e al confronto con Marco Casolanetti della cantina Oasi degli Angeli e Andrea Ugolotti della Colle Florido. Nel 2016 un colpo di fortuna: un’amica portato una bottiglia del mio idromèle a Beppe Palmieri – maître della tristellata Osteria Francescana dello chef Massimo Bottura – che lo mise in abbinamento al piatto “Autumn in New York”., Continua a leggere su: La Repubblica

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