Il rapper che vorrebbe correre alle presidenziali si è presentato in Carolina del Sud con un monologo di un’ora su aborto, razzismo e vicende personali. La famiglia sarebbe preoccupata, Un lungo monologo sconnesso, emotivo, potente, a tratti irrazionale. Con un giubbotto antiproiettile, una scritta «2020» ricamata in testa col rasoio e senza alcun microfono (lui che di mestiere principalmente canta), Kanye West ha tenuto il suo primo comizio da quando il 4 luglio ha annunciato un’improbabile candidatura alle presidenziali ( ma non ha rispettato le scadenze per presentarsi alle urne di diversi Stati, e non è detto che voglia davvero raccogliere le migliaia di firme necessarie, né che poi ci riesca). Non è facile prendere sul serio la sua discesa in campo: non perché il rapper non può potenzialmente ambire alla Casa Bianca, ma perché negli ultimi anni e – secondo alcune testate piuttosto informate sulle vite private delle star, come Tmz e People – pure nelle ultime settimane, West ha dato segnali di avere problemi di salute mentale, con episodi di instabilità legati a un disturbo bipolare raccontato dallo stesso West nel 2019 in un’intervista con David Letterman. E per il quale dice orgogliosamente di non prendere i medicinali prescritti. Qualcuno interpreta così la sua uscita pubblica di domenica a North Charleston, in Carolina del Sud (dove deve raccogliere 10 mila firme entro oggi per potersi candidare), e anche lui se lo aspetta: «I media vi diranno che sono pazzo. Ma è il mondo a essere impazzito ». Davanti a una folla di invitati di persone – in teoria solo -, dopo una «intro» gospel, Kanye West – 43 anni, cantante, produttore, una carriera ventennale quasi leggendaria – tiene un discorso politico e insieme personale, toccando temi vari ( ed eventuali): l’aborto (lui è contro), la religione, il razzismo (secondo lui troppo dibattuto), il commercio internazionale, i suoi contratti, la sua vita privata. Fa tutto questo senza alcuna amplificazione audio, e infatti la folla mormora, lo sente a fatica: lui, Continua a leggere su: Corriere.it
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