L’anticipazione del Telegraph: Boris Johnson sarebbe pronto a iniziare a eliminare gradualmente la tecnologia della casa cinese entro quest’anno, LONDRA – La partecipazione di Huawei alla rete 5G in Gran Bretagna è in bilico: nonostante il via libera annunciato da Boris Johnson a gennaio, il governo britannico, stando a quanto anticipa la stampa, potrebbe rivedere il ruolo del colosso cinese. Le forze americane, che proibiscono a Huawei di utilizzare tecnologie su brevetti americani, potrebbero aumentare i rischi di un coinvolgimento del gruppo nell’infrastruttura domestica del Regno Unito: la GCHQ, l’agenzia governativa che si occupa dell’intelligence e della cibersicurezza ( Government Communicationsquarters), sta riesaminando la situazione e dovrebbe presentare un primo rapporto all’esecutivo già nei prossimi giorni. In un’intervista con l’Evening Standard, il premier ha dato voce ai suoi dubbi. «Non voglio una situazione in cui l’infrastruttura nazionale potrebbe essere controllata da un’agenzia di stato potenzialmente ostile. Dobbiamo valutare come procedere con grande attenzione ». In risposta a indiscrezioni secondo le quali un dietrofront del governo sarebbe imminente, Matt Hancock, ministro della sanità, ha precisato oggi a Sky News che il primo nullaosta del governo «era accompagnato da alcune condizioni». «Sono sicuro – ha aggiunto – che il Consiglio nazionale per la sicurezza esaminerà queste condizioni e prenderà la decisione giusta». Il fattore Hong KongNon ha giovato alla relazione tra Cina e Regno Unito la nuova legge sulla sicurezza imposta a Hong Kong o, un’altra parte, il fatto che Londra ha offerto a tre milioni di cittadini dell’ex colonia la possibilità di acquisire il passaporto britannico. A Westminster c’è disagio sulla presenza di ditte cinesi nell’industria britannica; in particolare 60 deputati conservatori potrebbero contrari alla partecipazione di Huawei nella telefonia 5G. Stando alla stampa, il nuovo rapporto degli esperti della sicurezza è critico al punto che Johnson sarà costretto a presentarlo in Parlamento entro la fine del mese: il premier, invece, avrebbe preferito attendere novembre, Continua a leggere su: Corriere.it
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