, Oggi il mondo intero doveva stare a Tokyo. Nello stadio più importante del Giappone, davanti a 80mila persone (almeno un miliardo, quelli davanti alla tv), era prevista la cerimonia inaugurale delle trentaduesime Olimpiadi. Ma questo non è l’anno dei Giochi, è l’anno del virus. La medaglia d’oro andrà a chi trova un vaccino per il Covid-19: pare che sarà una maratona di un anno, anche se per l’impegno degli scienziati sembra uno sprint. I Giochi torneranno l’anno prossimo, si spera, eanno una umanità diversa. Siamo cambiati così tanto che a volte stentiamo un riconoscerlo. Essendo la nostra una società consumista, lo si vede benissimo dai consumi: da quello che compriamo e non compriamo più. Per esempio non compriamo più televisori giganti. Eppure era un trend che andava avanti da vent’anni, esatto come “la legge di Moore”, sembrava una legge del marketing. Funzionava così: mentre generalmente la tecnologia consente di fare e vendere oggetti sempre più piccoli e leggeri, nel settore del televisori vince quello più grande. Lo schermo extra large (che l’anno dopo è stato puntualmente superato). Il “miracolo tecnologico” era questo: a misure più grandi corrispondevano prezzi più bassi. Nel 2004 una tv di poco meno di un metro (33 pollici), costava duemila euro; nel 2013 con la stessa cifra prendevi una tv grande il doppio; lo scorso anno il triplo. Una legge. Il 2020 doveva essere un altro anno d’oro per il settore dei televisori: la combinata Euro 2020 di calcio più Giochi di Tokyo era il classico traino perfetto per comprare i nuovi modelli. Al CES di Las Vegas, a gennaio, i produttori già calcolavano i profitti usando le solite leve per affascinarci: era stata presentata la tv più grande del mondo, chiamata The Wall, il Muro; e poi si erano visti apparecchi curvi, rotanti, pieghevoli; tutti, Continua a leggere su: La Repubblica
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