Continua la battaglia degli ambientalisti: “Permessi concessi in modo irregolare”. Scoperto solo nel 2017, l’orango della regione montuosa di Tapanuli (isola di Sumatra, Indonesia) è sotto attacco. Iniziata nella zona…, C’è una nuova specie di orango (orangutan) originario della regione montuosa del Tapanuli a Sumatra, in Indonesia, scoperto solo nel 2017. Ma secondo gli esperti di fauna selvatica potrebbe non sopravvivere alla costruzione di una centrale idroelettrica da 1,6 miliardi di dollari proprio in casa sua. O meglio, nel territorio che contiene il suo habitat, minacciato anche da una diga che sarebbe collegata all’impianto. Nella foresta di Batang Toru, a nord di Sumatra, esistono 800 oranghi (detti appunto Tapanuli) allo stato brado. Un luogo ricchissimo di biodiversità, dal momento che accoglie altre specie animali rare come le tigri di Sumatra e il pangolino di Sunda, in pericolo di estinzione. E proprio in questo polmone verde, circa un anno fa, è iniziata la bonifica per la realizzazione della centrale idroelettrica, finanziata e costruita da società cinesi controllate dallo Stato nell’ambito del progetto ‘Belt and Road’ (ne aveva già parlato nel 2018) . Un investimento multimilionario che include oltre 7000 progetti di infrastrutture da piazzare in tutto il mondo. Ma i gli ambientalisti locali erano e restano all’erta. Il gruppo più nutrito, il Forum indonesiano per l’ambiente, ha intentato causa per fermare la diga, riuscendo a dimostrare che lo studio sull’impatto ambientale alla base del progetto della centrale contava numerose imperfezioni. Ma c’è di più. I permessi necessari alla costruzione in qualche caso, sono stati concessi in modo irregolare. Lo ha rivelato uno degli scienziati coinvolti nella valutazione, affermando che la sua firma è stata falsificata per ottenere un permesso chiave. La magistratura, da parte sua, si è pronunciata contro la mozione promossa dal Forum, sostenendo che le osservazioni sul progetto dal punto di vista ambientale risultavano irrilevanti. Al che, il gruppo si è mosso per fare appello, dichiarandosi deciso da percorrere “tutti i canali legali disponibili”, come ha detto all’Associated Press il direttore esecutivo del gruppo per North Sumatra Dana Prima Tarigan. Nonostante i, Continua a leggere su: La Repubblica
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