Roma, 29 set. (askanews) – E’ tempo di agire “ora”: una corsa contro il tempo per rendere l’Europa “pronta entro il 2030” sul piano della difesa. È quanto emerge dallo “Scoping Paper – Defence Readiness Roadmap 2030”, preparato dalla Commissione europea in vista del Consiglio europeo di ottobre, che delinea obiettivi, tappe e strumenti per colmare i gap di capacità e affrontare un contesto globale sempre più instabile.
Secondo il documento, ciò che l’Unione e i suoi Stati membri faranno entro la fine del decennio determinerà la sicurezza del continente per il resto del secolo. La guerra russa in Ucraina, le crescenti provocazioni contro i Paesi Ue, i cyber-attacchi e la competizione tecnologica globale spingono Bruxelles a chiedere un’accelerazione.
La Roadmap fissa l’obiettivo di garantire all’Europa lo spettro completo delle capacità militari – terra, aria, mare, cyber e spazio – per poter scoraggiare ogni aggressione e rispondere in tempo reale. A tal fine sono stati individuati nove settori critici: difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, mobilità militare, missili e munizioni, cyber/AI/guerra elettronica, droni e anti-droni, combattimento terrestre, capacità marittime e abilitatori strategici.
Per colmare le carenze, gli Stati membri sono chiamati a costituire “Capability Coalitions”, coalizioni specializzate con capofila e obiettivi condivisi, sostenute dai nuovi strumenti finanziari europei, in primis il SAFE, già sottoscritto da 19 Paesi. Bruxelles spinge per una rapida mobilitazione congiunta, evidenziando i vantaggi in termini di economie di scala e interoperabilità, con intese in corso anche con Regno Unito e Canada.
Il cuore politico della proposta sono però i “Readiness Flagships”, progetti-faro paneuropei destinati a proteggere l’Unione da minacce urgenti: il “Drone Wall europeo”, l'”Eastern Flank Watch”, lo “Scudo di difesa aerea” e lo “Scudo spaziale”.
Il Drone Wall sarà una barriera multilivello di sistemi anti-drone interoperabili, capaci di rilevare, tracciare e neutralizzare minacce aeree, ma anche di colpire obiettivi a terra con droni offensivi. Si tratta di un’iniziativa ispirata dalle lezioni ucraine, con l’obiettivo di sviluppare ecosistemi innovativi e scalabili che uniscano start-up, industrie, università e governi.
L’Eastern Flank Watch, invece, punta a rafforzare la capacità degli Stati Ue in prima linea – dal Baltico al Mar Nero – di fronteggiare un ventaglio di rischi: operazioni ibride, incursioni di droni, flotte ombra russe e possibili aggressioni armate. Prevede sistemi di fortificazione e difesa terrestre, sicurezza marittima, sorveglianza aerea e spaziale, in stretta complementarità con le operazioni Nato.
Accanto a questi, lo Scudo spaziale difensivo garantirà resilienza e protezione degli asset europei in orbita, dall’intelligence in tempo reale alle funzioni di navigazione e osservazione della Terra, mentre lo Scudo aereo rafforzerà la protezione contro missili e incursioni aeree.
Il documento lega strettamente la base industriale alla prontezza operativa: occorre rafforzare l’ecosistema produttivo europeo, puntando su innovazione, IA, droni, satelliti, veicoli unmanned. La Commissione presenterà entro novembre una “Defence Transformation Roadmap” e promuoverà un vertice annuale con governi, aziende e innovatori. Previsti anche interventi su materie prime critiche, magazzino e aggiornamenti del quadro sugli aiuti di Stato.
Sul fronte finanziario, la mobilitazione sarà massiccia: il piano REARM Europe attiverà fino a 800 miliardi di euro, mentre il prossimo bilancio pluriennale riserverà 131 miliardi al comparto Difesa e Spazio. Bruxelles intende attrarre anche capitali privati, con il supporto della BEI.
Un capitolo speciale del documento è dedicato a Kiev. L’obiettivo è rendere l’Ucraina un “porcospino d’acciaio”, come spesso dice la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, indigeribile per ogni invasore. Ciò significa garantire forniture pluriennali, integrazione industriale con l’Ue e accesso a strumenti finanziari come SAFE e USI. Prevista anche una “Drone Alliance” con Kiev, finanziata con 6 miliardi anticipati dal prestito G7-ERA, e l’utilizzo dei proventi degli asset russi immobilizzati per un prestito di ricostruzione.
La discussione al vertice informale di Copenaghen il primo ottobre servirà a preparare la versione definitiva del documento da presentare al Consiglio europeo di ottobre. L’obiettivo, scrive la Commissione, è chiaro: fissare traguardi concreti, concentrare le risorse sulle aree più urgenti e strategiche, accelerare i lavori per arrivare al 2030 con un’Europa davvero pronta a difendersi e a contribuire alla sicurezza globale e transatlantica.