Le sorelle Linardi hanno lasciato un lavoro sicuro per produrre zafferano. E il coraggio le ha ricompensate. Oggi hanno un prodotto di «prima categoria» e un’azienda che dà lavoro a…, Abbandonare la città e un lavoro sicuro per dedicarsi anima e corpo all’agricoltura. È stata una scelta di vita. Maria Concetta e Benedetta Linardi, 37 e 33 anni, hanno lasciato Rende, la città dove ha sede il Campus universitario di Arcavacata, per trasferirsi a 400 metri d’altitudine, a Castiglione Cosentino, dove coltivano lo zafferano. È qui, in questo paesino di tremila anime ai pendici della Sila, dove l’orizzonte è tracciato dal fiume Crati, che queste due millennials hanno messo le radici creando l’azienda agricola «Lo zafferano del Re», con l’obiettivo di preservare la natura e la biodiversità dei luoghi. Tutto è nato per caso. Le due giovani imprenditrici mai avevano pensato di trascorrere la loro movida tra i fiori viola della preziosa spezie. Quattro anni fa però papà Luigi lanciò l’idea di trasferirsi tutti a Castiglione Cosentino, dove la famiglia possedeva la casa e alcuni ettari di terreno incolto: eredità dei nonni. «Abbiamo detto subito di si, certe di fare la cosa più giusta. Già accarezzavamo l’idea di diventare imprenditrici agricole – ricordano – e non ci siamo poste il problema di lasciare la città dove abbiamo vissuto per trent’anni, gli amici e il lavoro. Dovevamo, però, pensare a riorganizzare le nostre vite in un settore a noi sconosciuto. L’inizio è stato duro, perché non sapevamo veramente da dove cominciare e, soprattutto, che tipo di coltura seminare. Messo piede a Castiglione ci siamo guardate attorno cominciando a esplorare il territorio. Le decine di ettari di campi trascurati, l’ambiente naturale e il clima eccezionale erano, in ogni caso, già condizioni favorevoli per realizzare la nostra idea di imprenditrici dello zafferano. Dai testi e documenti che abbiamo consultato, inoltre, è venuto fuori che proprio questa zona, tra il 1600-700 era delle maggiori esportatrici dell ‘”oro rosso”, come comunemente viene chiamato lo zafferano., Continua a leggere su: Corriere.it
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