Sconcerto, indignazione, rabbia, sono i sentimenti che agitano in queste ora le attiviste e le operatrici della Casa delle donne Lucha Y Siesta dopo che un gruppo di agenti del…, Sconcerto, indignazione, rabbia, sono i sentimenti che agitano in queste ora le attiviste e le operatrici della Casa delle donne Lucha Y Siesta dopo che un gruppo di agenti del Commissariato Tuscolano è entrato nello stabile di via Lucio Sestio. Approfittando dell’apertura del cancello, sono arrivati fino all’edificio eppoi nelle stanze che accolgono donne e minori vittime di violenza, identificando ad una ad una gli ospiti ei loro figli. Non è un mistero per nessuno, perlomeno a Roma, che la Casa delle donne Lucha y Siesta sia il rifugio di donne e bambini costretti a lasciare la propria casa per violenza. Le identità degli ospiti peraltro sono ben note alle istituzioni perché si tratta di nuclei accolti in collaborazione con altre associazioni e allora – si chiedono le attiviste – “quale sarebbe il senso di questa operazione? Lucha y Siesta è bene prezioso per la città, a cui ogni giorno le istituzioni stesse si rivolgono per dare risposte a bisogni che altrimenti non saprebbero affrontare. È così da 12 anni. Qui ogni giorno si lotta per costruire accoglienza, orientamento e supporto. Non tollereremo dunque il modo scomposto e abusante con cui l’identificazione è stata compiuta, non tollereremo l’arroganza con cui si asfaltano percorsi di donne che lottano per uscire dalla violenza, non tollereremo atteggiamenti inopportuni di chi dovrebbe essere formato contro la violenza di genere , ma evidentemente in modo insoddisfacente e inadeguato ”. ???????????????????????????????, ????????????????? ??? ???? ???????????????????????? ???????????????????????????????? ???? ‘???????????????????????????? ???????????????????????????????????? ???????? ????????????????????????????????????????????????? ?????????? ???????????????????? ???????????????????? ???????????????????????? Ieri un fatto molto grave… Pubblicato da Lucha y Siesta su Martedì 19 gennaio 2021 La battaglia per mantenere in essere il progetto di accoglienza di donne vittime di violenza va avanti da anni tra le mura che hanno accolto centinaia di ospiti. Lo stabile è di proprietà dell’Atac, versava in cattive condizioni prima di, Continua a leggere su: Ilfattoquotidiano.it
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