Ven 20 Settembre 2024
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Ma quale defibrillatore. All'aritmia ci pensa il giubbetto

Notizie dal webMa quale defibrillatore. All'aritmia ci pensa il giubbetto

Il gilet permette di intervenire con la radioterapia sulla parte del cuore da cui provengono le scariche elettriche anomale. Una terapia sperimentale e promettente, Quando neanche il defibrillatore ce la fa, arriva in aiuto il corpetto diagnostico. Seleziona la zona, permette di bombardare il tessuto “nemico”, salvaguardando le parti sane del cuore. È l’ultima novità, per ora uno scenario di speranza, in tema di aritmie cardiache incoercibili, quelle refrattarie ai comuni trattamenti, farmacologici e ablativi: da oggi potrebbe essere vinte grazie una tecnica consolidata in oncologia, la radioterapia appunto. In questo caso, inibendo e quindi rendendo refrattaria l’area anatomica del cuore da cui provengono le scariche elettriche che, a loro volta, generano aritmie severe. Ci si riferisce nello specifico a quelle tachicardie ventricolari che mettono a rischio la vita del paziente. Il trattamento si effettua in regime ambulatoriale, in pochi minuti e preservando le cellule sane. Siamo ancora in fase sperimentale, va sottolineato, per una metodica utilizzata in tutto il mondo su un numero ancora esiguo di pazienti e che in Italia ha visto impegnati gli specialisti dell’Irccs ospedaliero Don Calabria di Negrar (Verona) dove ne sono stati trattati tre, nonostante l’allerta Covid. Obiettivo precisione Tecnica non invasiva sì, ma che se non rispetta le prescrizioni protettive può mettere a rischio il soggetto da curare. Ma ad allontanare l’ombra scura di effetti negativi è proprio il corpetto. Il paziente lo indossa sul torace come se fosse un gilet che permette allo specialista di individuare con estrema precisione l’area da trattare successivamente attraverso le radiazioni. “Le radiazioni ionizzanti da molti anni rappresentano lo strumento efficace e non invasivo per trattare tumori primitivi o metastatici – spiega Filippo Alongi, direttore di Radioterapia avanzata al Don Calabria di Negrar e professore associato all’università di Brescia – adesso recenti sperimentazioni ne stanno dimostrando la validità per colpire la parte di tessuto cardiaco in cui c’è una trasmissione elettrica alterata, responsabile dell’innesco della tempesta aritmica: le radiazioni, erogate, Continua a leggere su: La Repubblica

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