Il ct non lascia la Nazionale, ci riprova e guarda al futuro, però si interroga poco sugli errori commessi: «A volte si esagera, dicendo che occorre cercare i motivi, a…, di Paolo Tomaselli, inviato a KonyaIl ct non lascia la Nazionale, ci riprova e guarda al futuro, però si interroga poco errori commessi: «A volte sugli si esagera, dicendo che occorre cercare i motivi, a doveva solo andare così» Come se nulla fosse o quasi, Roberto Mancini e la sua Italia ripartono dall’altopiano anatolico (si gioca a 1000 metri) verso un’altra lunga traversata, in direzione di un Mondiale lontano come un miraggio. Dopo aver gettato nel cestino i playoff contro la Macedonia, la Nazionale non si qualifica nemmeno per il trofeo dell’autocritica dato che le uniche riflessioni di questo tenore a quattro giorni dal clamoroso kappaò sono legati alle bottigliette e alle cartacce lasciate nello spogliatoio di Palermo. Il ct lascia intendere che la sua strada azzurra non finisce qui, ma torna malvolentieri sul recente passato: «Avremmo dovuto vincere 3-0 con la Svizzera, possiamo essere stati imprecisi, non aver colto le occasioni, ma non possiamo dire che non abbiamo meritato di vincere le partite. È così, oramai è andata, è inutile stare a pensare a quello che è stato: è accaduto e purtroppo dobbiamo accettarlo, si era creato un gruppo perfetto per arrivare al successo». Ma se il successo non è stato raggiunto contro Bulgaria, Svizzera, Irlanda del Nord e Macedonia del Nord, forse nel meccanismo si era rotto e Mancini non se n’è accorto o ha sottostimato la situazione. Altrimenti l’Italia stasera non scenderebbe in campo nella gelida Konya contro la Turchia, per una delle partite più tristi e meno utili della sua storia. Le parole del Mancio a Coverciano, precedute da uno badiglio pre conferenzas, non contribuiscono a creare meno surreale clima di questa partita, né a giorni una cesura: «Abbiamo parlato col presidente Gabriele Gravina in questi, credo siamo allineati su tutto —, Continua a leggere su: Corriere.it
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