Roma, 25 ott. (askanews) – “Non partecipo alla polemica politica e alle campagne elettorali” ma su quello che dalla politica viene enunciato sugli utili delle banche “i numeri non sono esatti. Perché non bisogna confondere i ricavi lordi con gli utili netti. I numeri da esaminare sono quelli già tassati”. E se si sommano tutte le imposte che devono pagare le banche e i loro azionisti sui dividendi “anche semplicemente in maniera algebrica, si vede che la tassazione sui redditi lordi bancari è nettamente superiore al 50%”. Lo ha affermato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, rispondendo ad una domanda sulle posizioni del vicepremier Matteo Salvini durante una intervista in collegamento con la Festa dell’educazione finanziaria di “TuttoSoldi”, del quotidiano La Stampa.
In generale, secondo Patuelli il concetto di “extraprofitti giuridicamente non esiste”. Almeno in tempi di pace: “l’unico precedente storico” si è visto durante la Prima Guerra Mondiale per i produttori di armi che operavano in regime di monopolio.
Comunque la situazione del comparto bancario oggi è completamente diversa, le banche hanno subito per molti anni crisi varie e tassi quasi a zero o negativi. E dopo un picco relativamente breve nel 2023 e 2024 ora operano di nuovo con tassi di interesse ufficiali inferiori a quelli di Usa e Gran Bretagna. “Siamo in una situazione di mercato, le banche si muovono spesso anche di fronte a emergenze, per esempio quelle climatiche, terremoti, alluvioni, che purtroppo sono continue e in tutti questi casi pongono in essere iniziative di carattere sociale, sospendendo quelli che sono i mutui, andando incontro alle emergenze senza che ci obblighi nessuna legge. E gravando esclusivamente sui nostri conti economici. E poi abbiamo un domani che non dà certezze”.
Infine, interpellato sull’ipotesi che la tassazione si ripercuota sui costi per i clienti, “non credo – ha risposto Patuelli – nel senso che negli ultimi anni i conti correnti sono rimasti fermi perché c’è una sfrenata concorrenza, tra conti fisici e conti correnti tecnologici. Fra l’altro è una concorrenza che non è nazionale perché i conti correnti tecnologici nell’unione bancaria sono circolanti, quindi la concorrenza tiene molto bassi questi prezzi. E la concorrenza è il miglior strumento di controllo dei prezzi. Poi noi abbiamo la vigilanza molto attiva di Banca d’Italia e Bce che stanno molto attenti anche a questo, quindi il rischio non lo vedo proprio concreto”. (fonte immagine: ABI).



