Ven 24 Ottobre 2025
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Manovra, Unimpresa: poco ossigeno per le PMI, serve sforzo aggiuntivo

NewsManovra, Unimpresa: poco ossigeno per le PMI, serve sforzo aggiuntivo

Le richieste dell’associazione

“Si percepisce un chiaro scostamento tra la manovra fiscale prevista per il 2026 e la realtà in cui operano le piccole e medie aziende italiane. Questa distanza non è solo di tipo economico, ma investe anche aspetti culturali: da un lato ci sono i dati della finanza pubblica, dall’altro la realtà quotidiana di milioni di imprenditori che ogni giorno affrontano difficoltà nel bilanciare i propri conti. È proprio di questo segmento dell’Italia, che rappresenta il 92% della produzione e fornisce lavoro a oltre 15 milioni di persone, che si dovrebbe preoccuparsi con urgenza”.

Questo è quanto evidenziato da Unimpresa, che osserva come il costo del credito, ormai superiore al 5%, “sia divenuto un impedimento strutturale per la crescita delle PMI”.

Tuttavia, “la strategia prevede incentivi che sono condizionali, parziali e complicati. La diminuzione dell’Ires dal 24% al 20% sarebbe, teoricamente, una notizia positiva, ma le condizioni necessarie per beneficiarne rendono questa misura di fatto inaccessibile alla maggior parte delle aziende italiane. Incrementare il personale di almeno l’1%, investire 20mila euro in attrezzature e destinare il 30% dei profitti a investimenti nella propria attività sono traguardi lodevoli, ma complicati da raggiungere per chi adesso non ha neppure la liquidità necessaria a coprire le spese correnti”.

Anche il Piano Transizione 5.0 risulta “beneficiare principalmente le aziende di grandi dimensioni”.

“Gli sgravi più consistenti si attivano solamente per investimenti che superano i 2,5 milioni di euro. Si tratta di un incentivo che rischia di essere inaccessibile per le piccole imprese manifatturiere, gli artigiani e le micro-attività produttive, che rappresentano la spina dorsale dell’economia nazionale. È necessario uno sforzo aggiuntivo”, afferma Marco Salustri, consigliere nazionale di Unimpresa.

La stessa situazione si applica alla legge Sabatini, recentemente rifinanziata con 300 milioni di euro, che “sembra più un gesto politico che una misura realmente efficace, considerando che la richiesta di credito agevolato continua a salire. Inoltre, resta aperta la questione della burocrazia, un peso che grava ancora sulle aziende italiane. Le imprese spendono in media 5.200 euro ogni anno per soddisfare i requisiti amministrativi, quasi il doppio rispetto alla Germania, mentre le ‘semplificazioni’ di solito portano a nuove piattaforme digitali, più complesse delle precedenti. Per le piccole e medie imprese senza risorse dedicate, questo rappresenta un ostacolo quotidiano”, spiega Salustri.

Ci sono problematiche anche riguardo al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che continua a essere rifinanziato con somme che non soddisfano il reale fabbisogno. Molte aziende, nonostante soddisfino i requisiti necessari, restano escluse dai sistemi di supporto, in un contesto di pressione fiscale tra le più alte d’Europa.

Secondo il consigliere nazionale di Unimpresa: questa manovra sembra più un bilancio che una strategia di crescita. Sono necessari coraggio e una visione chiara: il Paese ha bisogno di riforme strutturali in ambito fiscale, semplificazione burocratica e accesso al credito. Le nostre aziende non richiedono aiuti, ma condizioni giuste per poter lavorare, investire e prosperare. La priorità è evidente: occorre riconoscere la situazione emergenziale della mancanza di liquidità che colpisce le piccole e medie imprese e sviluppare un piano di supporto duraturo e accessibile. “Finché non si affronteranno i veri problemi, il settore produttivo italiano continuerà a indebolirsi, anno dopo anno, manovra dopo manovra”.

Ciro Di Pietro

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