Dom 13 Ottobre 2024
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Noemi, condannato a 18 anni il sicario che ferì la bimba a Napoli, 14 anni per il fratello-complice

Notizie dal webNoemi, condannato a 18 anni il sicario che ferì la bimba a Napoli, 14 anni per il fratello-complice

Sentenza a poco più di un anno dall’agguato tra la folla in piazza Nazionale, Il gup di Napoli Vincenzo Caputo (24esima sezione penale), al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, ha condannato a 18 anni di reclusione Armando Del Re ea 14 anni suo fratello Antonio, ritenuti responsabili dell’agguato a colpi di pistola esplosi tra la folla, avvenuto il 3 maggio 2019 in piazza Nazionale, a Napoli, nel quale venne gravemente ferita Noemi, una bimba che all’epoca dei fatti aveva 4 anni, e di striscio sua nonna. Napoli, Noemi ferita nella sparatoria: il killer fa fuoco tra la folla e travolge la bambina Vero del raid era Salvatore Nurcaro, ritenuto un esponente di un clan loro rivale, ancha lui è rimasto gravemente ferito nell’agguato. Al termine della requisitoria i pm antimafia Antonella Fratello e Simona Rossi avevano chiesto 20 anni di carcere per i due fratelli. Sparatoria a Napoli: fermato nel senese l’uomo che ha ferito Noemi La sentenza Confermata dai giudici l’aggravante mafiosa in relazione al tentato omicidio, stralciata invece in relazione alla ricettazione di una moto utilizzata durante le fasi dell’agguato. Ad assistere alla lettura della sentenza c’era anche il procuratore di Napoli Giovanni Melillo. Stamattina, invece, durante l’arringa dell’avvocato Leopoldo Perone, legale di Antonio Del Re, era presente in aula anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, accompagnato dall’assessore comunale Alessandra Clemente. Perone, nel suo intervento, durato circa due ore, ha contestato, in sostanza, l’ipotesi di premeditazione dell’agguato (“si sarebbe trattato di un’azione estemporanea”, ha detto) e l’aggravante mafiosa, chiedendo, contestualmente, al giudice una riduzione della pena (gli inquirenti hanno chiesto 20 anni). Antonio, viene indicato come colui che offrì appoggio logistico al fratello Armando (difeso dall’avvocato Claudio Davino) che invece, per gli inquirenti, sarebbe stato il killer che quel giorno, malgrado la folla, sparò contro Salvatore Nurcaro, ritenuto appartenente a un clan rivale. I colpi ,, Continua a leggere su: La Repubblica

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