Roma, 15 apr. (askanews) – Parte dal piccolo centro di Roccavione, 639 metri d’altitudine e 2.605 abitanti in Val Vermenagna, in provincia di Cuneo, un progetto pilota per invertire la desertificazione commerciale, ridare nuova vita alle vetrine dei negozi abbandonati e ricreare il tessuto di comunità. Un progetto che dalle Alpi Marittime si candida a diventare esempio per i tanti piccoli centri di tutta Italia colpiti dalla chiusura dei piccoli esercizi di prossimità e dal depauperamento dei centri storici.
Si chiama Incontri in vetrina a Roccavione, ed è stato presentato a Torino a Palazzo Piemonte dall’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni e dal sindaco di Roccavione Paolo Giraudo.
Gli esercizi a Roccavione erano più di 50 fra il 1960 e il 1990; una trentina fino al 2020; oggi sono appena quindici. Sono spariti l’edicola-libreria, la macelleria e altri negozi di prima necessità a cauda dello spopolamento della montagna, della concorrenza dei vicini centri commerciali, di una circonvallazione che ha tagliato fuori il traffico dei turisti dal centro storico, e soprattutto dell chiusura del Tunnel stradale del Tenda che perdura dal 2020 e ha reciso i flussi con la Francia.
Dei 25 esercizi abbandonati, già otto sono le vetrine recuperate: l’ex barbiere, la merceria, le parrucchiere, la salumeria, l’ex Ristorante Tripoli, la ferramenta, l’ex venditore di sementi, persino le ex Scuole medie.
L’obiettivo è restituire alla comunità quella funzione di incontro e aggregazione sociale che il piccolo commercio ha sempre garantito, e nell’ex pescheria dismessa aprirà la mostra d’arte di un apprezzato pittore locale, poi da giugno il paese si accenderà di eventi che affiancheranno la tradizionale Castagnata d’autunno.
L’assessore Bongioannisottolinea come il progetto possa essere “esportato” e servire da modello virtuoso per altri centri interessati dallo stesso problema: “dobbiamo salvaguardare i negozi di vicinato come punti di riferimento per i rapporti sociali e per la ricostruzione delle reti di comunità. I negozi vivi sono la prima accoglienza che offriamo a chi viene a trovarci”.