Mer 21 Maggio 2025
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Perché la crisi tra India e Pakistan è anche una “guerra” tra Usa e Cina

Mondo DPerché la crisi tra India e Pakistan è anche una “guerra” tra Usa e Cina

ROMA – Nel febbraio del 2019, mentre le tensioni tra India e Pakistan sfociavano in un conflitto armato localizzato, osservatori statunitensi registrarono movimenti preoccupanti nei rispettivi arsenali nucleari. A Washington, la portata della crisi fu tale da spingere il Segretario di Stato Mike Pompeo a intervenire personalmente, nel cuore della notte, per disinnescare i timori di un’escalation atomica. Il suo ruolo, come ricorderà in seguito in un libro, fu quello di rassicurare entrambi i governi che l’altro non stava predisponendo un attacco nucleare preventivo.

Quel confronto fu contenuto. Ma sei anni dopo, India e Pakistan si trovano nuovamente contrapposti.Una crisi innescata da un attacco terroristico che ha colpito turisti nel Kashmir amministrato da Nuova Delhi. A rendere il quadro odierno più instabile non è solo la recrudescenza del conflitto, ma la trasformazione profonda delle dinamiche strategiche della regione, in particolare nel campo delle forniture militari e delle alleanze internazionali.Come spiega il New York Times, la mappa geopolitica dell’Asia meridionale ha subito mutamenti significativi negli ultimi quindici anni. Il tradizionale asse India-Russia si è progressivamente indebolito, a vantaggio di una crescente apertura dell’India verso l’Occidente. Dal 2006 al 2010, l’80% dell’equipaggiamento militare indiano proveniva da Mosca; tra il 2020 e il 2024, questa quota si è ridotta al 38%. Francia, Israele e soprattutto Stati Uniti sono diventati fornitori sempre più rilevanti. L’India ha acquistato droni, elicotteri d’attacco (tra cui gli AH-64E Apache), sistemi radar e tecnologia satellitare. Questo riavvicinamento ha un chiaro obiettivo strategico: contenere l’influenza cinese nella regione indo-pacifica.All’opposto, il Pakistan ha vissuto un’evoluzione inversa. Dopo essere stato un alleato chiave degli Stati Uniti durante la guerra in Afghanistan, ha visto declinare il proprio rilievo strategico. Washington ha progressivamente ridotto la cooperazione militare, e Islamabad ha trovato in Pechino un partner stabile, pronto a colmare il vuoto lasciato dall’Occidente. Oggi, circa l’80% delle armi pakistane proviene dalla Cina, mentre l’apporto degli Stati Uniti è prossimo allo zero, ad eccezione della manutenzione degli F-16, ancora presenti in flotta.Questo riequilibrio ha contribuito a introdurre nella disputa indo-pakistana un livello ulteriore di complessità: il riflesso delle rivalità tra le grandi potenze. Gli Stati Uniti sostengono sempre più apertamente Nuova Delhi, riconoscendole un ruolo cardine nella strategia di contenimento cinese. La Cina, dal canto suo, ha intensificato il sostegno a Islamabad, definendolo “amico di ferro” e investendo massicciamente in infrastrutture e difesa. Non si tratta solo di retorica diplomatica. Le relazioni tra India e Cina si sono ulteriormente incrinate negli ultimi anni, in particolare lungo la Linea di Controllo Effettivo himalayana, dove si sono registrati scontri armati.

Il rischio di un’escalation non è solo teorico. Nel 2019, l’abbattimento di un caccia indiano da parte di un F-16 pakistano – potenzialmente in violazione delle condizioni d’uso imposte dagli Stati Uniti – mise a nudo l’ambiguità degli accordi di fornitura e la difficoltà di controllo da parte delle potenze esportatrici. Le riforme militari avviate dall’India in seguito a quell’episodio hanno portato a un rinnovamento parziale delle forze armate, ma i nodi strutturali restano. E nel frattempo, l’interscambio di accuse e operazioni transfrontaliere continua ad avvenire in un contesto segnato da sospetti reciproci, propaganda nazionalista e margini d’errore ridottissimi.Come ha osservato Lyndsey Ford, ex funzionario del Dipartimento della Difesa USA, parlando con il Nt, oggi l’eventualità di un nuovo scontro armato tra India e Pakistan comporterebbe inevitabilmente l’impiego di armamenti e sistemi d’origine occidentale e cinese, con i relativi alleati a osservare – se non partecipare – a distanza ravvicinata.
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