Rilevazione AIFI in collaborazione con CDP
Nel primo semestre del 2025, il totale raccolto nel settore del private debt ha raggiunto 464 milioni di euro, segnando una diminuzione del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa informazione è stata fornita da AIFI in collaborazione con CDP.
La principale fonte di raccolta proviene dalla Pubblica Amministrazione e dai fondi di fondi istituzionali, che rappresentano il 42%. A seguire ci sono i fondi pensione e le casse di previdenza con il 20%, e poco meno del 20% deriva dalle banche. Sul fronte della provenienza geografica, la parte domestica ha costituito quasi l’intero ammontare raccolto, pari al 99%.
Nella prima metà dell’anno, gli investimenti hanno raggiunto i 2,112 miliardi di euro, con un incremento del 66%. In totale, 94 aziende hanno ricevuto finanziamenti, con un aumento di 18 unità. Se si escludono le operazioni di importo superiore a 100 milioni di euro, il totale ammonta a 1,073 miliardi, in crescita dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2024, che corrispondeva a 996 milioni.
Il 61% delle operazioni è stato realizzato da attori domestici, mentre il 78% del valore totale è stato investito da operatori internazionali. Analizzando come sono stati strutturati i finanziamenti, si osserva che nel 40% dei casi si è trattato di club deal, ovvero operazioni strutturate da un numero limitato di soggetti. I finanziamenti hanno costituito il 73% delle operazioni, mentre il 23% si riferisce a sottoscrizioni di obbligazioni. Le informazioni sulla struttura delle operazioni rivelano una predominanza di finanziamenti senior.
Per quanto riguarda le garanzie, il pegno su azioni è il più comune, presente nel 61% delle operazioni, seguito dal pegno su quote, utilizzato nel 16% dei casi. La durata media delle operazioni è di quasi sei anni, e il tasso d’interesse applicato è un spread medio di 4,90 punti percentuali sopra l’Euribor, che generalmente è a sei mesi; in circa un terzo dei casi, i finanziamenti sono legati a criteri ESG.
Per quanto concerne gli obiettivi, il 48% dell’importo investito ha riguardato operazioni destinate allo sviluppo, con la crescita esterna rappresentante il principale componente al 39%, mentre il finanziamento per i buy out ha attirato il 27% del totale. In termini numerici, le operazioni di buy out hanno avuto la prevalenza (42%), seguite dai progetti di sviluppo (37%).
In relazione alle caratteristiche delle società in cui si investe, dal punto di vista geografico, la Lombardia si conferma come la principale area con il 41% del totale delle operazioni, seguita dal Veneto con il 14%. Considerando le aree di attività delle aziende target, il settore dei beni e servizi industriali occupa la posizione di vertice, rappresentando il 22% degli investimenti, mentre il settore dell’energia e ambiente si colloca al secondo posto con il 16%. Per quanto riguarda le dimensioni delle aziende mirate, il 49% dei fondi investiti ha interessato compagnie con meno di 250 dipendenti.
“Per quanto concerne gli investimenti, durante i primi sei mesi dell’anno l’attività legata al private debt ha avuto un’attenzione bilanciata sia verso le piccole che verso le grandi aziende, offrendo capitale per espansioni e sostenendo le società di private equity nelle operazioni di acquisizione con leva” afferma Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI. “Dall’altro lato, i valori di raccolta rimangono contenuti e si registra una ulteriore diminuzione del 21% – conclude – è necessaria un’azione sistematica per accrescere le dimensioni degli operatori italiani”.
Giovanni Lombardi Stronati



