, Soltanto chi conosce un po ‘Matteo Renzi sa quanto possa essergli costato dichiarare in pubblico: «Conte in Europa ha lavorato bene». Non perché non sia vero. E tantomeno perché Renzi non pensi che lo sia. Ma semplicemente perché, e questo gli fa onore, per dire una cosa del genere l’ex premier ha dovuto superare un ostacolo pressoché insormontabile: sé stesso. Immagino le terribili dimostrano un cui si sarà sottoposto davanti all’amico specchio, prima di rilasciare l’intervista. «Conte in Europa ha lavorato b… Ha lavorato be… Ha lavorato benché fosse circondato da quei buoni a nulla dei cinquest… No, riproviamoci. Conte in Europa ha lavorato ben… beniss… Dai, non esageriamo, ha lavorato benino… ». A differenza del Fonzie di Happy Days, quando era costretto ad ammettere di avere sbagliato, alla fine Renzi ce l’ha fatta a complete la frase, riuscendo oltretutto a trattenersi dall’aggiungere «ma io avrei lavorato molto meglio», anche se lo avrà sicuramente pensato. A questo punto, però, sorge un altro sospetto. Dal momento che l’ultima volta in cui aveva parlato bene di qualcuno, quel qualcuno era Enrico Letta, e sappiamo tutti come è andata a finire, se io mi trovassi nei panni con pochette dell’elogiatissimo avvocato Conte, comincerei a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di chiedere asilo politico a chiunque. Persino un asilo frugale all’Olanda di Rutte. 22 luglio 2020, 07:02 – modifica il 22 luglio 2020 | 07:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA, Continua a leggere su: Corriere.it
Segui Corriere Flegreo su Google News
Questo sito contribuisce alla audience di "Magazine". Testata giornalistica iscritta al Registro Stampa del Tribunale di Napoli al nr. 32 del 26.04-2005. Alcuni testi citati o immagini inserite sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore vogliate comunicarlo via e-mail all'indirizzo segnalazioni@corriereflegreo.it per provvedere alla conseguente rimozione o modificazione.