Dom 28 Settembre 2025
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Salute, Aiop: “In Lazio enormi progressi per l’oncologia femminile”

PoliticaSalute, Aiop: “In Lazio enormi progressi per l’oncologia femminile”

ROMA – “Sicuramente anche grazie alla presenza del dipartimento di Epidemiologia, nella regione Lazio ci sono stati enormi progressi nel trattamento dell’oncologia femminile. Sicuramente questo ha fatto sì che ci sia stata un’attenzione molto forte sugli esiti e sui processi che poi portano alla qualità migliore delle cure. Questo si vede anche nella concentrazione della casistica”.

Lo ha spiegato all’agenzia Dire Alice Basiglini, Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), a margine del convegno ‘Peramarla. Un percorso virtuoso per la salute delle donne nel Lazio. Prevenzione, diagnosi e cura del tumore al seno’.

Ospitato alla Sala Mechelli della Regione Lazio, l’evento è stato organizzato dalla Società italiana di formazione permanente per la medicina specialistica (Sifop) e dal Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana e professionalità dell’area sanitaria (Sumai-Assoprof), con il patrocinio dell’Ordine dei Medici-chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma.

“È vero- ha proseguito- che nella Regione Lazio, rispetto al 2014, molte donne adesso fanno riferimento alle Breast Unit e ai centri di senologia. Ancora oggi una donna su cinque viene trattata all’interno di unità operative di reparti che effettuano un volume di attività annuale al di sotto dello standard minimo che dovrebbe garantire adeguati standard di sicurezza e di efficacia del trattamento”.

“Un altro elemento molto importante emerso oggi in diversi interventi- ha sottolineato Basiglini- è quello della quota di donne con patologie oncologiche che vengono trattate e seguite al di fuori del Servizio sanitario nazionale, una peculiarità tutta italiana che fa sì che la donna, in quasi tutto il suo percorso di vita, dallo screening, dal monitoraggio, dall’intervento precoce, fino al parto, venga gestita privatamente”.

“Questo dato- ha evidenziato l’esponente Aiop- riguarda anche l’intramoenia, il privato gestito dalle strutture pubbliche: dai dati Agenas sull’ambulatoriale emerge fondamentalmente che delle strutture pubbliche che erogano visite ginecologiche alle donne, il 32% di queste visite è in regime privatistico, dunque in regime di intramoenia”.

“Lo ritengo un dato importante che deve far riflettere anche sull’equità di accesso sia agli screening precoci, sia alle visite ginecologiche vere e proprie. Con questo dato- ha concluso- non siamo in grado di distinguere se siano visite di screening, quindi preventive, o siano magari visite successive al riscontro di qualche tipo di problema clinico”. 
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