Ven 04 Ottobre 2024
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Tunisia, la crisi fa saltare il premier

Notizie dal webTunisia, la crisi fa saltare il premier

L’esecutivo di coalizione nato a febbraio traballa dopo il lungo braccio di ferro con Ennhada, i fratelli mussulmani, A Tunisi dicono che era nell’aria, un’aria pesante da settimane. Dopo un lungo braccio di ferro con il partito islamico Ennhada, chiedeva cambiamenti nel governo e accusava il primo ministro di corruzione. il premier Elyes Fakhfakh si è dimesso. Ennhada, la Fratellanza Musulmana tunisina e la prima forza politica in parlamento, aveva depositato in aula una mozione di sfiducia contro l’esecutivo firmata dalla coalizione islamista al-Karama, da alcuni indipendenti e da Qalb Tunes, il partito populista fondato dal patron di Nessma Tv Nabil Karoui e tra i più acerrimi nemici di Fakhfakh. Deflagra così la crisi strisciante da tempo nel piccolo Paese nordafricano, l’unico sopravvissuto agli scossoni delle primavere arabe e incanalatosi in una transizione democratica. La pandemia ha messo a nudo le difficoltà di un’economia che nonostante gli forzi della politica non è mai davvero ripresa dagli scossoni politici del 2011 e dagli attentati del 2015, e le cui più rosee speranze erano riposte nella ripresa del turismo, un settore che, sulla carta, ricevuto a oltre il 14% del Pil nazionale. All’inizio di giugno la rivista americana Forbes aveva inserito la Tunisia nella lista dei sette Paesi con il potenziale per diventare una delle destinazioni turistiche del mondo post-Covid, anche in virtù della ridottissima diffusione del virus, e gli opertori vagheggiavano già il bis dello scorso anno, una stagione record con almeno 9 milioni di visitatori. I turisti invece, non stanno arrivando. Non come auspicato. E la tensione monta, evocando le proteste che già a fine maggio hanno visto marciare nelle piazze di Gafsa, Hajeb El Ayoun, Sidi Bouzid, Kasserine, Tozeur, migliaia di giovani rimasti ai margini di una rivoluzione che con la cacciata di Ben Ali ha portato la libertà ma non il benessere. Sullo sfondo del deserto sociale, con la disoccupazione ufficiale al 15,3% ma in realtà vicina a picchi del 30%, c’è l’incertezza politica. L’esecutivo di, Continua a leggere su: Lastampa.it

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