Dom 26 Ottobre 2025
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Uluru, 40 anni dalla restituzione: il cuore sacro d’Australia

AttualitàUluru, 40 anni dalla restituzione: il cuore sacro d’Australia

Milano, 24 ott. (askanews) – Il 26 ottobre 2025 segna un anniversario che ha cambiato la storia australiana: quarant’anni fa il governo restituiva agli Anangu, i Custodi Tradizionali, la proprietà del parco nazionale di Uluru-Kata Tjuta, nel cuore rosso del continente. Un gesto che andò oltre il valore giuridico e che resta, ancora oggi, un punto di svolta nel rapporto tra l’Australia moderna e le sue culture più antiche.

La restituzione del 1985 segnò la nascita di un nuovo modo di intendere il turismo: non più semplice visita, ma esperienza di conoscenza, narrazione e rispetto. Uluru divenne il simbolo di una convivenza possibile fra due visioni del mondo – quella occidentale e quella aborigena – fondate entrambe sulla cura della terra.

A distanza di quarant’anni, il turismo aborigeno in Australia è una realtà consolidata e in crescita. Secondo le stime, il settore varrà 67 miliardi di dollari statunitensi entro il 2034. Un’economia costruita sull’incontro diretto con le comunità, dove guide indigene raccontano ai visitatori le proprie storie, i miti della Creazione, i saperi botanici e le regole antiche che legano le persone al territorio.

Il parco di Uluru-Kata Tjuta è oggi gestito congiuntamente da Parks Australia e dagli Anangu. È un modello che unisce diritto consuetudinario, cultura aborigena e scienza della conservazione. I visitatori possono partecipare al tour “SEIT Patji”, che porta oltre la roccia sacra, nelle terre ancestrali dei Custodi, dove si ascoltano le storie del Tjukurpa, si imparano le tecniche di sopravvivenza nel bush e si comprende la profondità spirituale di questa restituzione.

Da allora, molte altre restituzioni hanno ridisegnato la mappa culturale del Paese. Nel 1987, il Budj Bim Cultural Landscape nel Victoria fu restituito al popolo Gunditjmara, diventando patrimonio mondiale UNESCO nel 2019 per il suo antico sistema di acquacoltura in pietra, tra i più antichi del pianeta. Nel 1989, la Nitmiluk Gorge nel Northern Territory tornò alla comunità Jawoyn, che oggi gestisce l’omonimo parco e offre crociere, escursioni e tour culturali completamente di proprietà aborigena.

Più recentemente, la Daintree Rainforest nel Queensland – la foresta tropicale più antica del mondo – è stata restituita nel 2021 ai Kuku Yalanji, che oggi accompagnano i visitatori attraverso percorsi nella giungla, spiegando l’uso di piante medicinali e alimenti tradizionali. Nel 2022, l’accordo tra la Wilinggin Aboriginal Corporation e il governo del Western Australia ha riconsegnato oltre 165.000 ettari di terra incontaminata nel Kimberley ai Wanjina Wungurr Wilinggin, dove il turismo è diventato occasione di rinascita e condivisione culturale.

Questi esempi raccontano un’evoluzione profonda: il turismo non come consumo di luoghi, ma come dialogo fra mondi. Per i Custodi Tradizionali, la restituzione delle terre significa poter decidere come accogliere i visitatori, trasmettere la propria conoscenza e creare sviluppo economico nel rispetto delle tradizioni.

A collegare molte di queste esperienze è il collettivo “Discover Aboriginal Experiences”, parte del programma “Signature Experiences of Australia” di Tourism Australia. La rete riunisce operatori aborigeni riconosciuti per autenticità e qualità, che offrono esperienze immersive: dall’arte rupestre alla cucina del bush, dai racconti del Dreamtime al pernottamento in lodge sostenibili.

In un’epoca di viaggi rapidi e spesso superficiali, l’Australia propone così una via alternativa: rallentare, ascoltare, comprendere. E nel farlo, celebrare i quarant’anni di Uluru come il simbolo di un nuovo equilibrio tra memoria, natura e futuro.

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