Roma, 29 set. (askanews) – Innovazione varietale e mercati asiatici. Sono i due obiettivi della filiera italiana dell’uva da tavola e se ne è discusso a Mola di Bari nel corso di un incontro organizzato dall’associazione dei Produttori ed Esportatori Ortofrutticoli (Apeo), con la partecipazione di oltre 60 persone tra produttori, esportatori e altri operatori del settore. Sul tavolo, temi strategici per il futuro del comparto: dal miglioramento genetico, al rinnovo varietale, alla gestione dei residui fitosanitari, fino allo sviluppo di nuovi mercati internazionali, con un focus su quelli dell’Est.
Al centro del dibattito la ricerca dell’innovazione varietale, un percorso intrapreso per ampliare l’offerta e coprire un arco temporale più vasto. I due consorzi protagonisti dell’incontro pugliese sono Nu.Va.U.T (Nuove Varietà di Uva da Tavola) e Rete Italia Variety Club (IVC) hanno presentato nuove varietà senza semi (uve bianche, rosse e nere), con l’obiettivo di coprire l’intera stagione produttiva, da luglio a dicembre.
“Non si tratta di sostituire le cultivar storiche, come la varietà Italia, assoluta protagonista degli negli anni ultimi decenni, o quelle internazionali che stanno guidando con successo il ricambio verso le varietà apirene, ma di offrire un’alternativa e una possibilità in più al mercato con selezioni autoctone”, ha detto Giacomo Suglia, presidente di Apeo e vicepresidente nazionale di Fruitimprese.
L’esigenza di innovare è strettamente legata alla strategia di espansione commerciale. “Con l’embargo russo e i dazi statunitensi che hanno modificato gli equilibri – ha aggiunto Suglia – lo sguardo del settore si rivolge con sempre maggiore interesse oltre i confini europei. La nuova frontiera è rappresentata dai mercati asiatici, in particolare Cina e Vietnam, ma anche quelli del Golfo Persico. Si tratta di piazze commerciali dove i consumatori hanno una buona capacità di spesa e sono disposti a riconoscere il valore di un prodotto di alta qualità”.
E una grande sfida è la conservazione del prodotto durante i lunghi trasporti. “Per raggiungere l’Oriente mantenendo intatta la qualità del Made in Italy, è indispensabile investire in ricerca – ha detto – Stiamo stimolando il mondo scientifico non solo per la ricerca di nuove varietà, ma ora anche per quanto riguarda i lunghi trasporti e la buona conservazione delle uve per affrontare questi nuovi traguardi geografici e logistici. È fondamentale avere una buona resistenza, sia in celle frigorifere che nei container, per far giungere i nostri prodotti in paesi lontani”.