Lun 13 Gennaio 2025
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Vaccini per l'infanzia, resta l'obbligo. Ma solo perché mancano i dati per decidere

Notizie dal webVaccini per l'infanzia, resta l'obbligo. Ma solo perché mancano i dati per decidere

Morbillo, rosolia, parotite e varicella sono stati resi obbligatori dalla legge Lorenzin nel 2017. Oggi il ministero avrebbe la facoltà di rivedere quella scelta. Ma l’anagrafe vaccinale è completa solo a…, Quattro vaccini per l’infanzia (morbillo, rosolia, parotite e varicella) resteranno obbligatori, anche dopo la scadenza prevista il 7 agosto. Lo prevede la stessa legge Lorenzin, che nell’imporre l’immunizzazione stabilì che dopo 3 anni si sarebbe fatto il punto della situazione. I tre anni scadono appunto il 7 agosto. Il ministero della Salute, in base alla norma del 2017, avrebbe a questo punto la facoltà di far tornare i quattro vaccini (o parte di essi) semplicemente consigliati. Ma solo “sulla base della verifica dei dati epidemiologici, delle eventuali reazioni avverse e delle coperture vaccinali raggiunte”. Questa è affidata a un comitato con funzione consultiva, chiamato Nitag (National Immunization Technical Advisory Group) e presieduto dall’epidemiologo Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats (Agenzia di verifica della salute) lombarda. Dovrebbe essere il Nitag a giudicare se l’obbligo non è più necessario (nel caso ad esempio di una copertura vaccinale soddisfacente) o addirittura controproducente (qualora si fossero registrati effetti collaterali). Solo dopo il rapporto del Ministero procederebbe con un decreto alla cessazione dell’obbligo. Questa opzione non esiste per gli altri sei vaccini imposti dalla legge Lorenzin (polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Haemophilus Influenzae tipo b), che restano obbligatori in modo permanente. Peccato che il Nitag, istituito due anni fa, abbia preparato un rapporto, firmato il 13 giugno e pubblicato da Quotidiano Sanità, in cui si dichiara impossibilitato a decidere. “Il percorso di attuazione della legge – si legge – appare ancora non completato”. I dati sui bambini vaccinati tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 (complice l’emergenza da coronavirus) non sono stati raccolti. E “non risulta ancora pienamente funzionante presso il Ministero della Salute l’anagrafe nazionale vaccini, prevista dalla legge, istituita proprio per consentire il monitoraggio sullo stato di attuazione dei programmi vaccinali”. Il punto di partenza delle vaccinazioni, Continua a leggere su: La Repubblica

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