di Vincenzo Giardina e Cristina Rossi
ROMA – Mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu stava per cominciare il suo discorso all’Assemblea generale dell’Onu, al palazzo di Vetro, a New York, decine di rappresentanti sono usciti dalla sala in segno di protesta.
“VOGLIAMO FINIRE IL LAVORO A GAZA AL PIÙ PRESTO”
“Vogliamo finire il lavoro a Gaza il più velocemente possibile”: lo ha detto il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, intervenendo all’Assemblea generale dell’Onu.
IL MESSAGGIO “AI NOSTRI CORAGGIOSI EROI, NON CI FERMEREMO FINCHÈ NON SARETE TORNATI A CASA”
“Voglio parlare da quest’aula direttamente agli ostaggi, attraverso gli altoparlanti che abbiamo messo in tutta Gaza City”: il premier israeliano nel suo discorso, dopo avere elencato i nomi degli prigionieri del 7 ottobre, ancora nelle mani di Hamas si rivolge proprio a loro, svelando il motivo per cui ha fatto impiantare altoparlanti in tutta Gaza. Si è rivolto a loro prima in ebraico, poi in inglese. “Ai nostri coraggiosi eroi, sono il ministro Netanyahu, vi parlo dalle Nazioni unite- ha detto- Non vi abbiamo dimenticato neanche per un secondo. Noi non ci fermeremo finché voi non sarete tornati a casa”.
L’ULTIMATUM AD HAMAS: “DEPONETE LE ARMI E LIBERATE TUTTI GLI OSTAGGI, ORA”
Poi il premier spiega che il suo discorso sarà trasmesso anche ai cellulari di chi è rimasto a Gaza per far giungere un altro appello: “Signori e signori, grazie agli sforzi profusi dall’Intelligence israeliana- chiarisce infatti- le mie parole saranno trasmesse non solo dagli altoparlanti, ma anche anche ai cellulari di Gaza”. Questo infatti il messaggio-ultimatum ai gazawi e in particolare ai miliziani di Hamas. “Deponete le armi, liberate gli ostaggi, tutti e 48, adesso”.
“Se lo farete allora riuscirete a sopravvivere- prosegue- se non lo farete, allora vi daremo la caccia fino all’ultimo di voi. Se Hamas risponderà alle nostre richieste la guerra finirà adesso- va avanti- Gaza sarà smilitarizzata e Israele cercherà di prendere il controllo totale, mentre l’Autorità sarà impegnata a fare la pace con Israele”.
“IL 90% DEI PALESTINESI HANNO SOSTENUTO GLI ATTACCHI DEL 7 OTTOBRE”
Il 90 per cento dei palestinesi hanno “sostenuto” e “festeggiato” gli attacchi del 7 ottobre 2023: così il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, parlando di fronte all’Assemblea generale dell’Onu.Il capo di governo ha parlato anche di “antisemitismo”. “L’amministrazione di Donald Trump lo sta combattendo, ma altri fanno il contrario” la tesi di Netanyahu.
AI LEADER DI FRANCIA, CANADA, GB E AUSTRALIA: “IL VOSTRO MESSAGGIO, UCCIDERE EBREI RIPAGA”
Il primo ministro ha poi accusato Francia, Canada, Gran Bretagna e Australia. “Hanno premiato i peggiori antisemiti”, ha detto Netanyahu, con il riconoscimento “senza porre condizioni” di uno Stato di Palestina. “Uccidere gli ebrei ripaga”, ha continuato il capo di governo: “Il messaggio è questo”.E ancora: “Dopo gli orrori commessi da Hamas il 7 ottobre circa 90 per cento palestinesi ha sostenuto quegli attacchi e li hanno festeggiati, sia nella Striscia di Gaza che in Giudea e Samaria, quella che voi chiamate Cisgiordania”. Netanyahu ha poi menzionato gli attentati alle Torri gemelle a New York nel 2001: “Hanno anche festeggiato l’11 settembre”.
LA MAPPA DELLA “MALEDIZIONE” E LA LOTTA DEL BENE CONTRO IL MALE
Benjamin Netanyahu, in apertura del suo discorso alle Nazioni Unite, ha mostrato una mappa e ha affermato che Iraq, Iran, Yemen, Siria, Libano e Striscia di Gaza sono una “maledizione”. Ha letteralmente parlato della “maledizione dell’asse del terrore”. Contro questi Paesi- maledetti, da due anni, Israele si è impegnato a combattere, ha spiegato, ribadendo poi il concetto più volte nel corso dell’intervento, riproponendo la dicotomia biblica del bene contro il male. “Negli ultimi due anni Israele conduce una guerra contro la barbarie- ha infatti ripreso poi il discorso- ma molti vostri Paesi si sono opposti. Noi combattiamo per i vostri cittadini e voi vi opponete, ci fate l’embargo e fate una guerra contro di noi, una nazione coraggiosa che combatte contro il male. State combattendo il bene, quando lo capirete”.
IL QUIZ DELL’ODIO
Per rendere meglio il concetto, ha preso un’altra slides e avviato un quiz. “Chi gridava morte all’America? Risposta a) l’Iran; b) Hezbolla, c) Houti d) Hamas e) Tutti; la risposta è la e) Tutti”, è infatti la prima domanda del test andato in scena al Palazzo di Vetro, presentato direttamente da Benjamin Netanyahu, nel corso del suo intervento fiume all’assemblea generale dell’Onu. Davanti a una platea con molte postazioni vuote, il quiz condotto dal premier israeliano rafforza il succo della teoria: l’odio, il bene contro il male, l’antisemitismo mai sopito. “Il punto è questo: i nostri nemici odiano tutti noi, con la stessa veemenza. Vogliono riportarci alla violenza del passato e penso che molti di voi lo sanno e sentono che sta nascendo il radicalismo nelle vostre città e sapete che Israele sta combattendo anche la vostra battaglia”. A dimostrarlo anche l’atteggiamento doppiogiochista che sarebbe condotto da alcuni capi di Stato: “I leader che ci combattono apertamente, invece a porte chiuse ci ringraziano- ‘svela’ il premier di Tel Aviv- fanno i complimenti ai nostri servizi segreti”.
“GLI USA E ISRAELE UNITI DI FRONTE A UNA MINACCIA COMUNE”
A smarcarsi da tutto questo teatrino c’è per fortuna l’amico Donald Trump. Il presidente degli Usa “comprende che Israele e gli Stati uniti sono di fronte a una minaccia comune”, plaude Netanyahu, e “lui ha riconosciuto che c’è un prezzo da pagare per tutto questo”.
“STIAMO FACENDO QUELLO CHE FAREBBE OGNI GOVERNO RISPETTABILE”
“Se il 7 ottobre fosse successo negli Stati uniti, con il massacro di centinaia di migliaia di americani e la presa in ostaggio di 10 mila americani, pensate che gli Stati uniti non spazzerebbero via quel regime?”, interroga così chi lo sta ascoltando tra la platea. “Noi stiamo spazzando via il regime terroristico di Hamas e vogliamo che non ci sia più una barbarie così, è quello che farebbe ogni governo rispettabile”, puntualizza per ribadire le ragioni di quello che sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania. “Tuttavia, spiace dirlo, nel corso del tempo molti leader mondiali che ci avevano sostenuto dopo il 7 ottobre si sono invece tirati indietro sotto la pressione dei media, pieni di pregiudizi, e di elettori del radicalismo islamico. Quando la situazione si fa dura, sono i duri che restamo a giocare: voi dovete insistere e non invece ritirarvi”.
“IL GENOCIDIO, LA CARESTIA? LA COLPA AD HAMAS”
Di fronte a un’aula semivuota, il premier israeliano torna a prendere le distanze dall’accusa di genocidio: “Israele è accusata di colpire i civili in modo deliberato, è vero il contrario. Pensate che stiamo facendo adesso a Gaza: per tre settimane Israele ha lanciato tanti volantini e messaggi e fatto chiamate per dire di lasciare Gaza, prima che entrasse il nostro esercito”. Quindi individua il vero colpevole: “Nello stesso tempo Hamas si è messo negli ospedali, nelle scuole, nelle case per dire ai cittadini di restare e li ha anche minacciati se volevano andare via”. Questo perché “Hamas usa i civili come scudi umani e fa propaganda di guerra contro Israele, propaganda che i media occidentali utilizzano. Nonostante tutto, 700 mila abitanti di Gaza hanno ascoltato il nostro appello”. Insomma, “un Paese che commette un genocidio esorterebbe mai una popolazione civile ad andarsene? Invece è Hamas che vuole farli restare lì- incalza- Hamas massacra la popolazione. I nazisti hanno chiesto agli ebrei di andarsene prima di far entrare l’esercito? No. La verità è stata capovolta. Hamas è l’organizzazione terroristica che commette genocidio”. Così come per il relatore è l’unica responsabile di aver ridotto alla fame la popolazione di Gaza: “Israele, dall’inizio della guerra, ha fatto entrare due tonnellate di cibo, è Hamas che ruba cibo e lo vende a prezzi esorbitanti per poter finanziare la sua macchina bellica”. In definitiva, tira le somme il premier, “chi parla di Genocidio e politica della fame e accusa Israele lancia accuse false”.
“LA SOLUZIONE DEI DUE STATI? I PALESTINESI SONO I PRIMI A NON VOLERLA”
“Prima riconoscete lo Stato Palestinese, poi dite ‘creiamo la soluzione dei due Stati affinché israeliani e palestinesi vivano in pace’, ma i palestinesi sono i primi a non crederci, non vogliono i due Stati, vogliono sostituire lo stato di Israele”: Netanyahu cerca di fare aprire gli occhi al mondo sul sogno dei due Stati, insomma. E gira ancora tutta la prospettiva: “Anziché l’esistenza di uno stato palestinese, è in gioco l’esistenza di uno stato israeliano, mi sembra impossibile che i leader non vedano questa verità di base”.
Il rifiuto di uno Stato ebraico non riguarda solo Hamas, ma anche “l’Autorità moderata palestinese- che, denuncia il leader israeliano- paga i terroristi perché uccidano gli ebrei, più uccidono più sono pagati”. Insomma per Netanyahu Anp e Hamas sarebbero della stessa pasta: “L’Anp ci ha promesso riforme, per decenni, ma non mantiene mai le promesse, perché l’autorità è corrotta- punta il dito- Sono 20 anni che non fanno elezioni e insegnano nelle loro scuole le stesse cose di Hamas, ovvero uccidere ebrei”.
“UNO STATO PALESTINESE? COME DARLO AD AL QAEDA DOPO L’11 SETTEMBRE”
Quindi il gran finale: “È’ questa la gente a cui volete dare uno Stato? È l’equivalente di dare uno Stato ad al-Qaeda dopo l’11 settembre e a un miglio di distanza da NY, è una follia e noi non lo faremo”. L’ultimo messaggio agli occidentali è questo: “Israele non vi consentirà di sponsorizzare uno stato terrorista, non commetteremo un suicidio”. La strada per la pace e per una soluzione è quanto mai lontana.
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